Genetica e Sclerosi Multipla

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°Birba°
icon1  view post Posted on 18/10/2005, 06:33





La causa della sclerosi multipla resta sconosciuta. Ciò che per ora sappiamo è che, probabilmente, non è corretto parlare di un’unica causa ma di più fattori che, insieme, contribuiscono al rischio di ammalarsi. Come per i tumori o le altre patologie autoimmunitarie1 si parla quindi di “malattie multifattoriali”. Fra tutte le possibili cause, alcune sono ambientali, altre sono genetiche. Da circa 15 anni sappiamo che quelle ambientali contribuiscono al 70-75% del rischio. Il rimanente 25-30% può essere attribuito a fattori genetici. Più recentemente abbiamo appreso che tra i fattori ambientali responsabili del rischio sono più importanti quelli attivi a livello di popolazione rispetto a quelli attivi in un ambito più ristretto come, ad esempio, quello familiare. E’ infine un risultato di questi giorni la comprensione di come le percentuali di rischio ambientale e genetico non siano in realtà fisse ma possano variare in base alla popolazione presa in esame: in popolazioni ad alta prevalenza di malattia (cioè ad alto rischio) come quelle nordiche, il peso relativo dei fattori genetici ed ambientali si attesta sulle percentuali sopra riportate; in popolazioni a prevalenza medio-bassa (nell’area mediterranea), invece, il rischio genetico non supera il 10%. Questo risultato è forse la prima prova formale di ciò che si sospettava da tempo: l’eterogeneità eziologica della malattia. In altre parole, questa malattia può manifestarsi in molti modi: a volte è grave, altre è benigna, le lesioni possono presentare componenti infiammatorie o degenerative in proporzioni diverse, in alcuni pazienti colpisce insistentemente alcuni sistemi, in altri presenta localizzazioni diverse. E’ quindi possibile che la variabilità delle manifestazioni sottenda una variabilità di cause.
A livello di popolazione è stato quindi accertato che il peso relativo dei fattori genetici può variare fra aree a rischio medio-basso e aree a rischio alto. Ciò potrebbe contribuire a spiegare il sostanziale fallimento di tutti gli studi che, fino ad oggi, hanno cercato di individuare i geni responsabili del rischio di ammalarsi di sclerosi multipla. Da studi che hanno esaminato il rischio genetico della malattia (studiando il rischio di ammalarsi in individui più o meno simili geneticamente: gemelli monozigoti, fratelli, cugini, fratellastri) sappiamo che questo rischio è legato a più geni, ciascuno con un contributo basso. La mancanza di geni con un contributo “importante” rende difficile la loro identificazione. Le complicazioni aumentano se, in rapporto alla eterogeneità eziologica, i geni responsabili del rischio non sono gli stessi in tutti gli individui. Per avere un’idea del grado di difficoltà è sufficiente considerare che, già nel 1996, sono stati completati tre studi che hanno esaminato l’intero genoma alla ricerca di regioni in qualche modo legate al rischio di malattia. Nonostante la elevata qualità degli studi in questione i risultati sono stati negativi. Anche tentativi negli anni successivi, portati avanti con tecnologie e metodi sempre più sofisticati, sono stati poveri di informazioni. In futuro, gli studi che vorranno identificare geni responsabili del rischio di sclerosi multipla dovranno selezionare casistiche che siano il più possibile omogenee, sia per quanto riguarda il patrimonio genetico della popolazione di pazienti in esame, sia per quanto riguarda le caratteristiche cliniche della malattia.

Da quanto detto sopra emerge che non abbiamo identificato quali sono i geni che fanno ammalare. Sappiamo però che devono esistere geni in qualche misura rilevanti nello sviluppo della malattia come pure nel determinare il rischio di ammalare per i parenti di un paziente. Quest’ultimo aspetto è importante per quello che è il “counselling genetico”: spiegare al paziente ed ai familiari se esista o meno un rischio statisticamente rilevante all’interno della famiglia. Abbiamo tabelle che quantificano il rischio in rapporto al grado di parentela. Tuttavia non sono mai applicabili direttamente al caso singolo: per fornire un quadro reale, i fattori da tenere in considerazione sono molteplici (età di insorgenza della malattia nel familiare affetto, presenza di altri casi in famiglia con valutazione del modello di trasmissione in quella famiglia in particolare, presenza di altri casi nella famiglia materna e/o paterna, ecc.). Per questo le informazioni su un argomento così delicato devono essere fornite dal neurologo curante che abbia competenze appropriate nel campo della genetica della malattia. A fronte di una quantificazione accurata del rischio va comunque sottolineato come questo sia quasi sempre sufficientemente basso da non creare allarme di fronte a decisioni importanti in ambito familiare.


Le malattie “autoimmunitarie” sono quelle patologie nelle quali il sistema immunitario, che normalmente dovrebbe difenderci da infezioni e cancro, attacca non solo i microbi ed i tumori ma anche costituenti propri dell’organismo (come il pancreas nel diabete, le articolazioni nell’artrite reumatoide, la tiroide nelle tiroiditi, la mielina nella sclerosi multipla,..)


Prof Marco Salvetti
Professore associato
Neurologia II Facoltà di Medicina
Università ``La Sapienza``
 
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