Storia della Sclerosi Multipla

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°Birba°
view post Posted on 11/10/2005, 05:44




La Sclerosi Multipla (SM) è oggi conosciuta come una malattia autoimmune del sistema nervoso, di cui sono noti i sintomi e persino, in una certa misura, le cause. Può quindi sorprendere il fatto che la SM sia stata definita e delineata chiaramente solo nell’ultima metà del diciannovesimo secolo. Durante il secolo passato la SM era considerata una malattia rara, difficile da classificare, e di conseguenza definita in diversi modi: nel 1838 “stato di malattia peculiare”, nel 1840 “degenerazione grigia del midollo spinale”, nel 1870 “sclerosi insulare” ed altri nomi ancora fino ad arrivare a termini più vicini a quelli attuali, come “sclerosi disseminata” e “sclerosi a placche”.

Scritti scientifici
Uno dei primi casi di SM storicamente registrati, riguarda la “strana malattia“ che colpì la Vergine Lidwina in Olanda. Un documento dell’Agosto 1421, descrive dolori violenti ai denti (nevralgie trigeminali), difficoltà a camminare con episodi ricorrenti di paralisi, perdite di sensibilità e ripetute paralisi del nervo facciale. Tali disturbi erano attribuiti alla “mano di Dio” che secondo i cronisti dell’epoca voleva mettere alla prova la fede della vergine. Si racconta anche che, durante i momenti di intensa preghiera e di estasi, la Santa Lidwina riuscisse a camminare senza alcuna difficoltà.
La saga islandese di San Thorlakur racconta invece di una donna vichinga, Halla, che avrebbe presentato tra il 1293 ed il 1323 numerosi episodi di cecità momentanea e disturbi della parola, che regredivano in pochi giorni, grazie a sacrifici e preghiere.
Augusto d’Este (1794-1848), nipote di Giorgio III d’Inghilterra, teneva un dettagliato diario della sua malattia progressiva ed invalidante. In particolare racconta che all’età di 28 anni, in seguito al funerale di un parente stretto, perse la vista per diversi giorni con successivo recupero completo. Cita inoltre altri episodi di diversa natura, quali difficoltà a camminare e rigidità muscolare diffusa, che fanno ritenere la malattia un caso di SM.
I primi scritti scientifici monotematici sui disturbi neurologici dipendenti da malattie del midollo spinale risalgono alla fine del diciottesimo secolo ed all’inizio del diciannovesimo secolo, un periodo in cui gli studiosi mostravano particolare interesse nel classificare tutto ciò che sembrava classificabile, incluse le malattie.
Nel 1824 C.P. Ollivier d’Angers pubblicò una monografia sui disturbi del midollo spinale, descrivendo il caso di un giovane di 20 anni con problemi nel camminare, maggiore sensibilità al caldo e problemi urinari, sintomi probabilmente riconducibili ad una forma progressiva di SM. La prima descrizione anatomo-patologica delle tipiche lesioni della SM risale al 1838, quando R. Carswell, in uno dei suoi dipinti, descrisse le lesioni come zone di “decolorazione marrone senza rammollimento del midollo spinale”. Tali alterazioni erano state trovate in più punti del sistema nervoso in una persona paralizzata. Queste prime descrizioni furono successivamente riprese da J. Cruveilhier negli anni 1835-1842 e riportate nelle illustrazioni dell’ atlante intitolato “Malattie del Midollo Spinale”.
Grande impulso alla conoscenza della SM è stato dato da J.M. Charcot, che nel 1868 presentò tre lezioni dedicate all’Anatomia Patologica, alla Sintomatologia ed alla Fisiopatologia della SM e nello stesso anno diede lettura presso la Società di Biologia francese delle caratteristiche della sclerosi disseminata, sottolineando che tale malattia aveva caratteristiche neurologiche e patologiche che potevano chiaramente differenziarla dal Morbo di Parkinson.
Negli anni seguenti numerosi medici descrissero casi clinici riconducibili alla SM: W. Osler (1880) presentò alcuni casi di sclerosi a focolai multipli presso la Società Medico-Chirurgica di Montreal, nel 1906 J.W. Dawson pubblicò un ampio lavoro dal titolo The Histology of Disseminated Sclerosis e con il XX secolo la SM venne riconosciuta come un processo patologico unico seppure inserito in un quadro sintomatologico multiforme.

Metodiche diagnostiche
Un importante passo verso una maggiore chiarezza nella diagnosi della SM fu l’identificazione delle gammaglobuline nel liquor cefalorachidiano di soggetti con SM nel 1922. Nel 1951 G.D. Dawson sviluppò un metodo automatico di misurazione della velocità di conduzione dell’impulso elettrico lungo le fibre nervose, permettendo così una valutazione quantitativa della velocità di trasmissione dell’impulso nervoso, parametro molto importante da controllare nel decorso della SM. Nel 1972 Halliday ed altri suoi colleghi introdussero l’impiego dei potenziali evocati visivi nella diagnosi della SM.
Sicuramente le tecniche di immagine hanno avuto un ruolo fondamentale nella diagnosi della SM, a partire dalla TC (Tomografia Computerizzata) negli anni 70 fino all’anno 1981, quando vennero pubblicate le prime immagini di lesioni SM con Risonanza Magnetica (RM). L’avvento di tale tecnica e l’introduzione del mezzo di contrasto (gadolinio) nel 1986 hanno permesso una valutazione diretta dell’estensione della malattia ed una maggiore caratterizzazione delle lesioni.

Terapie
Fino al XVIII secolo la malattia era vissuta come un male mandato da Dio e di conseguenza era trattata con il sacrificio e la preghiera. Successivamente, ed in particolare nel periodo in cui visse Augusto d’Este gli arti malati venivano trattati con bendaggi di solfato di zinco, massaggi con olio canforato, bagni di mare o termali, oltre a provvedimenti dietetici (es. dieta a base di carne e vino rosso). Nel 1874 J.M. Charcot, al termine di una presentazione scientifica, disse “Dopo tutto quello che è stato detto, dovrei continuare a torturarvi con terapie? Non è ancora giunto il momento in cui potremo affrontarla seriamente”. All’inizio del XX secolo furono sperimentati numerosi trattamenti, tra cui la terapia elettrica ed, in seguito all’ipotesi infettiva della SM, furono impiegati trattamenti a base interventi chirurgici (es. tonsillectomia) oltre a vaccini e antibiotici. Negli anni 50 alcuni scienziati notarono che in una coltura cellulare, durante la fase di infezione, si era prodotta una sostanza, che proteggeva le cellule interferendo nei processi infettivi, tale sostanza fu battezzata interferone. Gli interferoni sono stati impiegati per la prima volta nel trattamento della SM nel 1993, ed oggi rappresentano un trattamento efficace nel rallentamento della progressione della malattia. Infine, dopo 27 anni di assidue e tenaci ricerche presso il laboratorio l’istituto Weitzmann in Israele, inizia nel 1996 la produzione del Copolimero1. Tale farmaco è stato approvato negli Stati Uniti per l’uso nella SM a ricadute e remissioni, e recentemente (Gazzetta Ufficiale del 7 Marzo 2002), è stata autorizzata l’immissione in commercio di tale farmaco in Italia presso i centri autorizzati.


Edited by °Birba° - 11/10/2005, 06:57
 
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